Tornato da Ancona dopo aver partecipato 46° Congresso nazionale della SIMFER voglio proprio fare alcuni ragionamenti con tutti voi su spunti avuti in quella sede.
Per me è stato un appuntamento obbligato visto i 10 anni passati dalla scomparsa di Pasquale Pacee visto che il Presidente del Congresso, Oriano Mercante, ha preso proprio il posto di Pasquale. Ho accettato gli inviti del Presidente Fiore, che pur non avendolo votato a Genova, devo riconoscere le sue capacità di cortesia e di sapiente mediazione fra opinioni diverse sul futuro societario, una prevalentemente universitaria abbastanza omogenea e l’altra territoriale-ospedaliera molto frastagliata.
É stata l’occasione per celebrare i 60 anni della SIMFER e nonostante abbia sentito molti concetti belli nella tavola rotonda sulle “Società scientifiche e le Associazioni professionali: la Riabilitazione in Italia, passato e futuro nella prospettiva delle comunità professionali” (a me piace sempre di più il vecchio termine team) a cui però credo poco, nonostante cerchi e speri di crederci e difatti mi sono permesso di fare scherzosamente il segno del “naso lungo” ad un professionista, che aveva partecipato alla tavola, di cui a volte non condivido le sue idee ma che stimo ed apprezzo. Resto convinto dell’importanza, per la qualità della presa in carico della persona con disabilità, del team che però deve avere un responsabile e questo può essere solo il medico specialista in riabilitazione.
Dopo gli interventi filmati dei vari past president, l’interessante lettura del Rettore, prof. Longhi sulle tecnologie assistive per la vita indipendente (i 2 temi principali del congresso sono stati proprio la ROBOTICA e l’INVECCHIAMENTO e direi argomenti azzeccati). Bello e stimolante il concerto dell’Orchestra Interreligiosa Magnificat della Custodia Francescana di Terra Santa che certamente è stato il modo migliore per ricordare gli 80 anni delle infami leggi razziali nel nostro Paese.
Al cocktail di benvenuto ho avuto l’occasione di parlare con la dottoressa Mazzini di Trento che mi faceva notare il cambio generazionale che sta avvenendo nella nostra società scientifica ma anche nel mondo assistenziale e devo dire che ci ho riflettuto per tutti i giorni del Congresso e sempre più le ho dato ragione. Il problema è che la generazione passata deve saper mettersi da parte in punta di piedimentre la nuova generazione deve saper emergere, capendo che bisogna continuare il lavoro fatto senza avere il desiderio, prevalentemente solo per protagonismo, di distruggere i risultati ottenuti precedentemente. Insomma migliorare andando avantiin un patto fra giovani ed anziani.
Purtroppo condivido l’amarezza del prof. Basaglia che notava l’assenza dei giovani alla celebrazione dei 60 anni, giovani invece presenti massivamente alla sessione precedente con le relazioni delle varie scuole di specializzazione ma spero che questa assenza sia solo un momento di distrazione o di stanchezza perché condivido quello che mi diceva la dottoressa Mazzini in un’altra occasione e cioè che spesso il ruolo e le nuove responsabilità servono a forgiare i caratteri, facendo emergere quelle qualità che non si evidenziavano prima.
Non ho potuto seguire tutte le relazioni presenti nelle 4 sale ma mi hanno appassionato particolarmente quelle della professoressa Carrozza sulla robotica (condivido il suo parere che la robotica non deve svilupparsi per motivi di risparmio sugli operatori, anche se certamente penso che questo sia l’input prioritario di alcune aziende e gli errori delle precedenti rivoluzioni industriali devono aiutarci a non ripetere gli stessi sbagli), del sempre brillante Aprile sul ruolo del pubblico nel setting assistenziale, del bravissimo Spandonaro che sa dimostrare magnificamente, partendo dai dati economici, tutto quello di cui noi siamo convinti e purtroppo testimoni ovvero la distruzione del SSN e mi auspico tanto che i nuovi dirigenti politici lo ascoltino più spesso.
Un discorso a parte ma sempre di grande interesse è stata la relazione sul bilancio sociale del prof. Raggetti che ha dato alla SIMFER importanti consigli su come stilare un proprio bilancio sociale per capire per esempio come è vista dai suoi stessi aderenti. Non è un discorso facile ma dovrebbe essere una scommessa per l’attuale e futura Dirigenza societaria.
Concludo dicendo che Ancona mi ha aiutato a ricordare l’amico Pasquale, rivedendo la moglie ed il fratello, permettendomi anche di rivedere tanti amici noti ed altri sconosciuti che però hanno saputo apprezzare nel tempo un mio carattere “strano” perché forse troppo calvinista per il nostro Paese.
David A. Fletzer