David Antonio Fletzer
Un periodo veramente assurdo o forse strano ma, se ci riflettiamo bene, non proprio inatteso (basta risentire l’intervento di Bill Gates al TED del 2015 ma anche tutte le previsioni di questi anni degli infettivologi sulla grossa problematica dei batteri antibioticoresistenti per il nostro futuro), durante il quale siamo costretti a restare in casa con l’arrivo di molti inviti a partecipare a flashmob per cantare l’inno italiano (pensavamo che le bandiere o l’inno italiano uscissero/venisse suonato sui balconi solo in occasione delle partite della nazionale di calcio) o Azzurro di Celentano o per applaudire, dalle finestre e balconi, i medici e gli infermieri che assistono, specie nelle zone colpite, nei pronti soccorsi o nelle degenze di infettivologia o di terapia intensiva/subintensiva tutti i loro malati (non solo gli anziani e difatti il paziente 1 di Codogno ha 38 anni) con sacrifici pazzeschi. chi ha vissuto negli ospedali sapeva da anni che i nostri politici, tramite disciplinati amministratori, stavano demolendo il SSN e che una eccessiva regionalizzazione della sanità era un pericolo eppure il tritasistema è andato avanti ma anche con le connivenze di molti di noi, rappresentanti di dipartimenti, sindacati, gruppi sanitari convenzionati, societá scientifiche od ordini professionali, che per interessi personali, desideri, come direbbe Alessandro Zuccari (molto interessante la sua nota “Lettera dall’inferno” su Avvenire del 14 marzo), o per non apparire sgradevoli ai politici/amministratori del momento si sono spesso voltati o hanno firmato documenti senza nemmeno tapparsi il naso. Quindi non prendiamocela solo con i politici (certo guardando all’estero quasi li valorizziamo) se siamo arrivati ad un servizio sanitario pubblico spogliato di letti e che non ha nemmeno mascherine per i suoi operatori (quante volte abbiamo vissuto queste scene e allora nell’indifferenza totale se non derisi per cercare solo i dpi che mancavano) o che deve reinventarsi posti letto in fiere dismesse.
Ci sono stati spesso portati ad esempio modelli di sanità che ora sono al collasso (anche se sinceramente mi chiedo se l’epidemia avesse colpito, con questi numeri, altri SSR più fragili forse le conseguenze sarebbero stati peggiori) e che avremmo dovuto copiare nello spirito dell’EFFICIENZA MANAGERIALE e con ragionamenti economici si sono bloccati per oltre un decennio concorsi anche per sostituire personale andato via.
Tuttora si approvano decreti (falsamente chiamati per esempio “di appropriatezza”) dove si torna a parlare di patologie e non di disabilità dimenticando tutto il percorso dell’ ICF, su cui si organizzano corsi ma che nella sostanza si smentisce nei documenti di programmazione che approviamo. Si torna a parlare di patologie ortopediche, dimenticando che abbiamo lottato per anni per affermare concetti come PERSONE CON DISABILITÀ.
Ho sempre creduto nella sanità a gestione diretta dallo Stato come ho sempre creduto nell’analogo sistema nella scuola anche perché la salute e la scolarizzazione devono essere garantiti come diritti costituzionali in tutto il territorio nazionale pensando ai centri storici delle grandi città ma anche all’isola o al paese di montagna sperduti e nella sanità deve essere assicurato il poco dispendioso trattamento ambulatoriale ma anche l’oneroso trattamento dell’emergenza.
Certo la sanità e la scuola pubbliche devono essere ripotenziate ma combattendo anche la corruzione (gestione delle gare e delle liste di attesa oltre che delle nomine e dei concorsi ecc..) che spesso ha infestato specie il mondo sanitario e basta vedere anche gli ultimi scandali usciti a febbraio in una ASL romana.
Quante lacrime di coccodrillo in tutti i messaggi in cui si ricorda la storia recente o nei ringraziamenti che circolano in questi giorni di emergenza sanitaria ma pronti, “passata sta nuttata”, a riprendere i compromessi e la demolizione della sanità pubblica, pensando solo a cercare di salvare noi stessi, senza capire che siamo tutti nella stessa barca “TERRA/PAESE”.
Nel passato vi era la pubblicità di una birra che finiva con queste parole “ MEDITATE GENTE MEDITATE” e penso che in questi momenti di forzata riflessione sia necessario appunto meditare, pensando al passato per costruire il futuro.
Tutto molto giusto caro David: tanto più se si pensa alle conseguenze peculiari che le norme attuali provocano alle persone con disabilita’ sia in degenza che ancor più forse in ambulatorio e trattamento diurno ( persone che hanno bisogno di migliorare le condizioni di funzionamento che non possono farlo più, che non possono uscire ,che debbono esser assistite dai soli familiari …). Pensiamo anche alla chiusura delle scuole dove tanti giovani con disabilita’ insieme all’istruzione svolgono attività riabilitative grazie a insegnanti di sostegno,psicologi,educatori etc.
Speriamo che la lezione del virus serva almeno a cambiare la tendenza politico-finanziaria degli ultimi anni per ricostruire il Servizio Sanitario per tutti.