Il mondo a colori e la disabilità

Anno: 2022 - Vol 7 / Fascicolo: 9 / Articolo: 5 / Periodo: ott-dic

Autori:

Carla Rossella Cavallo
Insegnante di sostegno Liceo Scientifico “G. B. Quadri” – Vicenza


Per citare questo articolo: Cavallo C. R. Il mondo a colori e la disabilità Fisiatria Italiana [Internet]. 2022 Oct-Dec; 9(7): 8-12. Disponibile su: https://www.fisiatriaitaliana.it/wp-content/uploads/2023/01/08-il-mondo-a-colori-e-la-disabilità.pdf

“La capacità umana di percepire il colore (anche se molte persone non ne sono 

capaci o comunque non riescono a farlo correttamente) suggerisce che la nostra 

evoluzione è giunta a un punto dove gli stimoli cromatici naturali sono un 

elemento imprescindibile della nostra capacità di sopravvivenza … .”

Così voglio iniziare questo mio articolo, provando a riflettere con una citazione presa dal libro di Molly E. Holzschlag “Il colore nel Web”. 

Il mondo dei colori da sempre attira la maggior parte delle persone, indipendentemente dall’età, per comunicare efficacemente con il colore se ne devono conoscere gli effetti sulla 

mente e la valenza espressiva. Sappiamo anche che i colori sono collegati allo stato d’animo, l’umore, la personalità,… spesso capita di notare i colori usati nell’abbigliamento e di pensare o notare l’effetto complessivo, di notare le preferenze e il gusto. 

Il mondo è circondato da colore, aggiungerei fortunatamente,immaginate di vivere in un mondo bianco e nero, non riusciremmo più a notare tantissimi dettagli, anche quelle, ormai per noi, più banali. 

Facciamo un piccolo passo all’indietro e cerchiamo di capire le origini, nel XIX sec., i coloranti conosciuti erano solo di origine organica e molto costosi. Negli ultimi cento anni la situazione è nettamente cambiata per tre motivi: la sintesi dei coloranti di anilina, i derivati dal catrame di carbone fossile, gli ossidi dei metalli. Oggi esistono tanti colori con altrettante sfumature, tutti pronti per tutto. 

Inizialmente la nostra vita era condizionata solo dalla notte e dal giorno, cioè l’oscurità e la luce. La notte indicava, la stasi, tutto era fermo e l’uomo era rifugiato nella caverna, avvolto nella sua pelliccia per dormire.  Indicava la passività, il rallentamento, la ridotta secrezione ormonale. Il colore associato è il blu scuro del cielo notturno, colore della quiete.

Differentemente, il giorno era il momento dell’agire, cacciare o cercare cibo. Indicava l’azione, aumento delle secrezioni endocrine per fornire energia. Il colore associato è il giallo lucente della luce del giorno, colore dell’attività e della speranza. Sin dai tempi degli uomini primitivi, il colore che indicava conquista, attacco è il rosso. 

Il verde,  il colore della crescita, la crescita dell’Io, la difesa, la fermezza e la resistenza ad ogni cambiamento, per questo che viene considerato un colore statico, non possiede energia che agisce, ma un’ energia ferma e accumulata che può creare tensione. Contiene in sé sia il blu che il giallo. 

Il viola è la miscela tra rosso e blu, tende ad unificare le caratteristiche impulsive del rosso, col cedere tranquillo del blu. È  considerato il colore della sensibilità, della ricerca assoluta dell’unità, dell’amore, della dedizione. È frequente come scelta adolescenziale e pre-adolescenziale

Il colore marrone si ottiene mescolando rosso, giallo e nero. In questo colore vengono quindi uniti la forza vitale e impulsiva del rosso attenuata e smorzata dal nero con l’apertura e la socievolezza del giallo. Il marrone rappresenta la soddisfazione corporea, intesa come fisicità. Denota equilibrio se viene scelto come colore “nel giusto mezzo”, cioè non come tonalità prevalente, ma nemmeno come ultima. È il colore del comfort, della sicurezza, della tranquillità, del luogo sicuro, dell’ambiente accogliente.

Il colore grigio è considerato il colore “maschera”, perché è un “non colore”, è un colore neutrale libero da ogni stimolo o tendenza psicologica, in sé non ha né la tensione né lo sblocco. 

Il nero è il più scuro dei colori e rappresenta la negazione del colore stesso. Esprime l’idea di definitivo, di confine, rappresenta il “NO”, la negazione, l’opposto del “SI” che è il bianco. 

Il bianco, il “non colore” per eccellenza è la storia non ancora scritta, l’ampia gamma di possibilità, la pagina ancora intatta.

Il colore rosa esprime armonia, il desiderio di perfezione.

Il colore azzurro è tipico dei bambini pazienti e docili, fondamentalmente sereni. 

Tutto ciò per dire che i colori della natura e l’aumento dell’uso dei colori ha portato alla ricerca dello studio psicologico dei colori, anche perché hanno influenzato il nostro essere, a livello conscio, incoscio, psicologico e fisiologico.

Esiste, anche, una fisiologia dei colori, prodotta da esperimenti ed è stato verificato che il colore rosso vivo ha un effetto stimolante sul sistema nervoso, dunque è un eccitante, soprattutto nella frazione simpatica del sistema nervoso autonomo (SNA).

Il colore blu scuro ha l’effetto contrario, dunque è un calmante soprattutto nella frazione parasimpatica del SNA.

Quante volte abbiamo sentito che un bambino appena nato “non vede i colori”. In realtà sta sviluppando la sua capacità di vedere:

  • Distingue la luminosità dall’oscurità;
  • Impara a distinguere il movimento;
  • Impara a distinguere la figura e la forma;
  • Ultima fase la distinzione dei colori.

I riconoscimenti più elaborati, da parte dei sensi sono funzioni più evolute del cervello, cioè avvengono nella corteccia. Per esempio distinguere un odore da un altro è una funzione della corteccia, così come sono istintive le reazioni quando riconosciamo un cattivo odore. 

Secondo Becker, nel 1953, la visione del colore è connessa con il paleo cervello e con il neocervello. In sintesi, la distinzione, l’identificazione, il nome dei colori e ogni reazione estetica sono tutte funzioni della corteccia celebrale. Le reazioni istintive, riflesse e reattive seguono la rete nervosa di Becker fino al mesencefalo coinvolgendo il sistema endocrino.

Crescendo l’uso dei colori diventa molto importante, poiché l’uso del colore rappresenta un aspetto  molto importante per la comprensione dei disegni dei bambini. Lasciando un bambino libero di disegnare noteremo che farà una scelta di uno o più colori, ciò comunica molto di se stesso e del suo rapporto con il mondo. I colori scelti spontaneamente potranno variare secondo l’età, la situazione familiare, scolastica, le preoccupazioni, lo stato d’animo, ecc..

Attenzione nel non cadere nell’errore di voler “leggere” il disegno di un bambino utilizzando come indice di valutazione solo il colore ma ci sono diversi fattori da considerare (l’ambiente in cui si sviluppa il disegno, l’età, il segno grafico, …). L’analisi dei colori ci fornisce informazioni preziose se notiamo che tale o tali colori si ripetono molto spesso, potrebbe essere che rappresentino dei messaggi non sempre espressi a parole. Quindi la scelta ripetuta di uno stesso colore o di limitati colori assume un significato specifico per quel bambino ma in quel determinato momento di vita.

Come particolare importanza sono le scelte di tonalità che assumono un alto valore emotivo.

Abbiamo visto precedentemente che esiste un significato cromatico che suddivide i colori in toni caldi e freddi.

I colori caldi (rosso, giallo, arancione) esprimono attività, eccitazione, gioia di vivere, impulsività; 

I toni freddi (viola, blu, azzurro) esprimono passività, calma, inerzia; ispirano malinconia, tristezza e inducono alla riflessione. 

Il verde solitamente è considerato come un punto di equilibrio; il significato deriva dal risultato cromatico dell’integrazione giallo/giorno con il blu/notte.

La sequenza dei singoli colori si rifà all’ipotesi cosmologica, è considerata cioè la progressione cromatica dell’arcobaleno.

È da tener presente che a determinate età vi sono scelte di colore più o meno frequenti.

  • Tra i 2 e i 3 anni, i bambini hanno bisogno di lasciare una traccia di sé, di riconoscersi nel foglio, solitamente lo fa utilizzando colori molto scuri come il blu, il marrone e il nero; questa scelta non ha un significato né di depressione né patologico.
  • Dai 3 ai 6 anni, i bambini di solito sono più attratti dai colori vivaci e maggiormente dal colore rispetto alle forme. Preferiscono colori decisi dai toni violenti e poco sfumati.
  • Dai 6-7 anni, i toni diventano meno violenti, sia per l’influenza della scuola che per il crescente sviluppo cognitivo razionale. 
  • Dai 7-8 anni il colore comincia ad acquisire una modalità soggettiva. Il bambino manifesta le sue preferenze anche verbalmente. Appare l’emotività più chiare perche espressa da un colore.
  • Dagli  8 e i 10 anni i bambini cominciano a cogliere le relazioni tra colori ed oggetti.
  • Dopo gli 11 anni, il bambino varia i colori degli oggetti e pian piano disegnerà la realtà. 

Queste fasi, per chi osserva attentamente uno o più bambini le avrà sicuramente notate e converrà con me che sono periodi di crescita per tutti senza distinzione di sesso, di gruppi di appartenenza o se in presenza di difficoltà. Ognuno con i propri tempi, prima o dopo, inconsapevolmente sperimentano i colori, cercando di capire e di farli diventare propri.

A queste caratteristiche/tappe evolutive aggiungo un altro “dettaglio” molto importante e cioè la luce: la percezione del colore e della luce non è uguale per tutti ma ha degli aspetti soggettivi. Sappiamo che in natura, i colori derivano da una mescolanza dei colori primari della sintesi sottrattiva (rosso, giallo e blu), e vengono percepiti in relazione all’assorbimento di luce di ciascun colore. Diversamente dal mondo fisico, il colore generato dai monitor è prodotto dalla luce nel diverso dosaggio dei colori primari della sintesi additiva (rosso, verde e blu). 

Nel mondo digitale le sfumature non si ottengono per mescolanza dei colori primari ma per aggiunta di stimoli luminosi, cioè dall’assenza di luce = nero alla luce pura = bianco. Nel mondo naturale il nero si ottiene per compresenza dei colori primari. 

I colori secondari e terziari, nel digitale, si ottengono con rapporti uguali di coppie di primari e quantità diverse dei tre colori primari. Le tonalità si ottengono per aggiunta di bianco cioè di luce, le sfumature per aggiunta di nero cioè la diminuzione di luce. 

Le variazioni di colore si articolano in ruote cromatiche, dove le posizioni dei singoli colori rappresentano le relazioni cromatiche (di complementarietà, triade e analogia). I colori vicini nella ruota compongono relazioni armoniche. Bisogna infine considerare la distinzione fra colori freddi, caldi e neutrali, secondo la collocazione nello spettro visibile. 

Infine il colore digitale è soggetto a instabilità, dovuta alle diverse configurazioni e componenti hardware e software (schede video, monitor, sistemi operativi e programmi utente).

In questa parte teorica ho cercato di vedere diversi aspetti, il lato storico, la natura e la formazione del colore, il colore per il bambino/essere umano, il digitale. Adesso, seppur brevemente vorrei capire il ruolo del colore nella disabilità. Parlando di disabilità penso subito ai ciechi o agli ipovedenti e mi sorge la domanda ma loro come vedono i colori?

Iniziamo a capire cosa significa “cecità di colore”: la cecità per i colori può essere parziale o totale. Il tipo più comune è il tricromatismo anomalo cioè vengono percepiti tutti i colori, ma con uno spostamento del rosso verso la gamma del verde nello spettro, o viceversa. L’occhio è meno sensibile al rosso o al verde.

Le persone con dislessia hanno difficoltà a decodificare il testo scritto. Anche per queste persone, quindi, il contrasto elevato è di grande aiuto.

Il daltonismo è una condizione in cui si ha un’alterata percezione dei colori. Esistono diversi tipi di daltonismo, più precisamente quattro tipologie:

  1. Acromatopsia: visione monocromatica, ovvero in bianco e nero;
  2. Protanopia: insensibilità al rosso, e la sua versione più lieve, la protanomalia, ovvero l’insufficiente sensibilità al rosso;
  3. Deuteranopia: insensibilità al verde, e deuteranomalia/teranomalia ovvero scarsa sensibilità al verde;
  4. Tritanopia: insensibilità al blu, al violetto e al giallo, e tritanomalia, l’insufficiente sensibilità a questi colori.

Ipovisione: un ipovedente non vede poco ma vede in modo completamente diverso e spesso inimmaginabile alla mente di un vedente. L’ipovedente si deve adattare agli infiniti cambiamenti della propria percezione visiva della realtà: di giorno in giorno, di ora in ora, di luogo in luogo, di luce in luce. Ogni ipovedente, vede in modo diverso e anche la stessa persona, a seconda della luce, del contrasto dei colori, del proprio stato di salute e di una serie di fattori psicologici, relazionali e ambientali, può sentirsi più o meno a proprio agio col suo deficit visivo.Gli ipovedenti spesso non hanno un’accurata percezione del colore e necessitano quindi di un contrasto elevato per poter leggere.

 “Il giallo è il colore legato all’ipovisione perché è l’ultimo dei colori che noi ipovedenti continuiamo a vedere quando gli altri si confondono, ed è quello che più ci aiuta nella segnaletica urbana, nella lettura, nella vita quotidiana», spiegano i volontari ipovedenti di NoisyVision ONLUS…”.

A questo punto vediamo come si descrivono i colori a un non vedente:

Il rosso: solitamente è il colore della rabbia, dell’eccitazione sessuale, della forza fisica o dell’aggressività.

L’Arancione: benessere fisico, varietà di cibi, calore e sicurezza, a volte frustrazione.

Il Giallo: cordialità, allegria, ottimismo, fiducia, a volte paura.

Come spiegare i colori ad un bambino cieco?

Un cieco può individuare l’idea di un colore se lo si descrive. Per esempio l’azzurro può essere spiegato come colore vivace ma nello stesso tempo rilassante e lo si può abbinare al suono del mare e alla percezione dell’acqua, si cerca di abbinare il colore alla sensazione che ha attraversa i sensi.

Negli anni il colore è diventato elemento importante anche nella disabilità, sono stati condotti studi, progetti, esperimenti, per curiosità ed approfondimenti riporto qualche attività.

A gennaio 2018, in occasione  della Giornata Mondiale Del Malato, a Bari ha avuto luogo un progetto scientifico proprio nell’ ospedale pediatrico Giovanni XXIII, in quanto si stava studiando su come cercare di abbassare il livello di stress, come reparto pilota è stato scelto quello di risonanza magnetica. L’idea è stata quella: di colorare tutte le pareti ed anche la macchina che effettua la risonanza. 

“Coloriamo la gioia”, così hanno chiamato l’evento dal tema: il mondo marino che ci accoglie. Bolle blu, pesciolini, la barriera corallina, tutti i dettagli, sono appositamente disegnati verso il basso, ad altezza degli occhi dei piccoli pazienti.  Invece nella fascia intermedia sono stati disegnati barche dei pirati, i delfini e le spiagge, perché si è pensato anche agli adolescenti. Il colore prevalente è stato l’azzurro, come è ovvio trattandosi del mare, il motivo terapeutico è perché si pensa che possa essere un colore rassicurante e calmante non soltanto per i pazienti ma anche per genitori ed operatori. In ultimo è stato disegnato un cielo stellato, in modo che i ragazzi lo guardano mentre fanno la risonanza. 

Questo progetto è stato pensato e realizzato usando i principi della cromoterapia cioè una terapia alternativa che utilizza i colori per aiutare a trattare i diversi disturbi. 

Da vari studi è stato dimostrato che i colori producono benefici sul nostro corpo e mente.

Non mi resta che dire di essere più attenti nel scegliere i colori con i quali vogliamo rappresentare qualcosa e pensare bene a cosa vogliamo trasmette. 

Bibliografia:

  • Max Luscher, “Il test dei colori”, Astrolabio Ubaldini Edizioni, 1976;
  • Molly E. Holzschlag, Il colore nel Web, Apogeo 2001;

Sitografia:

https://www.creaspazio.it/wp/colore-e-emozione-psicologia-del-colore/

https://www.focus.it/comportamento/psicologia/il-colore-delle-emozioni

https://disabiliabili.blog/articolo/la-terapia-del-colore-1

https://www.busco.it/cromoterapia-la-terapia-dei-colori-effetti-su-corpo-e-mente/

http://www.robertoellero.it/ellero_colori.pdf

https://progettoyeah.it/colori-e-contrasto-in-un-sito-web-accessibile/

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