Oggi vorrei parlare della VECCHIAIA o di quello che più elegantemente (anche se ipocritamente per una falso linguaggio “politicamente corretto”) si dice SENILITÀ e partendo sempre da libri, film o spettacoli teatrali.
Partiamo dal film del grande Tom Hanks “NON COSÌ VICINO” (ma meglio il titolo originale “A man called Otto”) che descrive la vita di un neo pensionato vedovo dal carattere spinoso ed amante delle regole (memorabile la scena davanti ai cassonetti per far rispettare la raccolta differenziata) (a Roma tale raccolta è spesso “decidi tu dove preferisci mettere i tuoi rifiuti” ….. a volte fuori dei bidoni anche se vuoti) e che tenta spesso il suicidio senza mai riuscirci per l’intervento provvidenziale di una coppia di nuovi vicini di origine messicana che cercano di creare un buon e spesso maldestro rapporto di vicinato.
Non è certamente uno dei più bei film di Tom Hanks (pensiamo solo a Forrest Gump) ma sicuramente è una ottima sceneggiatura sulla vecchiaia e sulla solitudine scelta dall’individuo che spesso amando le regole si sente a disagio per una società dove non prevale l’empatia ma l’interesse.
Altro film sulla solitudine piuttosto che sulla vecchiaia è The WHALE con il grandissimo Brendan Fraser dove si tratta il problema della solitudine da diversità per l’obesità. Un film molto bello ma certamente spinoso per i non magri (come si ricorre al political correct quando il problema ti tocca!!!!!).
Ma torniamo alla vecchiaia/solitudine con uno spettacolo teatrale BLOCCATI DALLA NEVE di Peter Quilter con Enzo Iachetti e Vittoria Belvedere e che parla di un uomo deluso dalla vita e dall’amore ritiratosi in un cottage e la cui vita viene disturbata da una vicina “strana ma piena di vita” che per una tempesta di neve capita da lui. Nella commedia la vita del solitario protagonista viene stravolta irrimediabilmente facendo capire che spesso la scelta volontaria della solitudine è solo una fuga da una società che non comprende i valori più profondamente umani.
E concludo con il libro dello psichiatra Vittorino Andreoli “LETTERA A UN VECCHIO (da parte di un vecchio)” dove si dimostra che la vecchiaia si lega a un nuovo stile di vita ed a una nuova visione nel mondo. Andreoli aveva già affrontato il tema con un altro libro “UNA CERTA ETÀ- per una nuova idea della vecchiaia”. In entrambi i libri l’autore rappresenta magnificamente la FORZA del gruppo sociale del VECCHI, assolutamente utili per lo sviluppo del genere umano.
Al riguardo voglio ricordare lo scontro generazionale, nel bellissimo film FIGLI, tratto dal monologo “I figli ti invecchiano” del sempre più compianto Mattia Torre, fra la figlia rappresentata da Paola Cortellesi e la madre portata in scena dalla brava Betti Pedrazzi, che ricorda alla figlia la FORZA SOCIALE dei vecchi al punto che la figlia risponde esausta con queste parole terribili “LA VOSTA GENERAZIONE SI È MANGIATA TUTTO. SIETE GLI UNICI A CREDERE NEL FUTURO PERCHÉ NON MORITE NEANCHE PIÙ”
Spesso si dice che non bisogna toccare i bambini perché sono sacri ma aggiungo io i vecchi tornano bambini e quindi per lo stesso motivo NON SI DEVONO TOCCARE PERCHÉ SONO SACRI anche se ritengo che non possano sempre occupare gli spazi destinati ad altre generazioni.
Come hanno senso i diversi generi così hanno senso diverso le varie età della vita per cui spazio ai giovani (si fa per dire perché spesso nei migliori dei casi parliamo di quarantenni) mentre i vecchi dovranno avere ruoli diversi per sé e per la società, dedicando anche più tempo a loro stessi nell’ultima fase della vita.
Ora vorrei ricordare un altro film che non c’entra nulla con la vecchiaia anche se i protagonisti non sono più tanto giovani ma la storia è deliziosa.
Il film, molto francese, è UNA RELAZIONE PASSEGGERA di Emmanuel Mouret con il bravissimo Vincent Macaigne, che fa il timido ed imbranato amante e per cui ha ricevuto giustamente la nomination come miglior attore protagonista ai Cesar 2023, e Sandrine Kiberlain, spregiudicata ma nello stesso tempo che dà la possibilità al protagonista di conoscere finalmente un senso di libertà e di vita piena di contentezza di vivere che non è semplicemente star bene.
Parlando di leggerezza concludo con dire che questa rubrica si chiama TEMPO LIBERO ma libero da che. Dal LAVORO, dagli IMPEGNI FAMILIARI o SOCIALI?
Forse non dovremmo parlare di tempo libero ma di TEMPO PERSONALE ovvero di tempo dedicato a cose che ci piace fare per cui decidiamo noi e non il nostro capo, il nostro parente o il politicamente corretto!!!
Come poco siamo precisi nell’uso delle parole!!!
La forma, verbale o meno, è sostanza.
Grazie David per la bella condivisione di libri e spettacoli sulla vecchiaia e sulla solitudine che spesso tale fase della vita si porta con sé.
Il pensionamento ci regala il TEMPO LIBERO, ma spetta al singolo individuo scegliere se trasformarlo in TEMPO “VUOTO”, ovvero nell’impotenza di rimanere in costante stato di attesa, oppure in TEMPO “RITROVATO” per i propri interessi e le proprie gioie. La solitudine invece è triste solo quando non è una propria scelta.
Un caro saluto.