Antonio Maglio: una storia tutta italiana

Anno: 2020 - Volume 5 / Fascicolo: 1 / Articolo: 25 / Periodo: ott-dic

Autori:

Maria Stella Maglio


Per citare questo articolo: Maglio MS. Antonio Maglio: una storia tutta italiana. Fisiatria Italiana [Internet]. 2020 ott-dic;5(1):110-111. Disponibile su: https://www.fisiatriaitaliana.it/antonio-maglio-una-storia-tutta-italiana

Il nome di Antonio Maglio è sconosciuto alla maggior parte degli italiani. Eppure  Maglio, medico e dirigente dell’INAIL, dedicando la vita intera al pieno recupero delle persone disabili, da geniale precursore qual era contribuì a stabilire i fondamenti teorici e pratici che ancora oggi ispirano chi opera nel settore.

Un evento in particolare ci dice quanto lungimirante fosse il suo sguardo e grande la sua capacità di promuovere e canalizzare energie. Ricorre quest’anno il sessantesimo anniversario dell’Olimpiade di Roma. Maglio riuscì con pochi mezzi, superando difficoltà di ogni genere, scetticismi e opposizioni, a far sì che a Roma, subito dopo quell’Olimpiade, se ne disputasse un’altra, la prima paralimpiade del mondo. Vi parteciparono quattrocento atleti disabili provenienti da ventitré nazioni e cinquemila persone seguirono con passione le gare: tiro con l’arco, giavellotto, pallacanestro, nuoto, scherma… La vera portata di quell’evento non risiede però solo o tanto nella sua rilevanza sportiva. È data piuttosto dal fatto che per la prima volta dei disabili uscivano dai luoghi dove prima vivevano confinati per mostrarsi al mondo come uomini e donne interi, integri, persone orgogliose dei risultati raggiunti. E per la prima volta il mondo li guardò come tali. Rivolgendosi a quegli atleti papa Giovanni XXIII seppe cogliere appieno il senso straordinario dell’impresa di cui erano stati protagonisti: “Diletti figli, voi avete dato un grande esempio che noi amiamo rilevare perché può essere utile a tutti. Avete mostrato quello che può realizzare un’anima energica, malgrado gli ostacoli in apparenza insormontabili che il corpo le oppone”.

Nato al Cairo nel 1908, vissuti gli anni della formazione in un ambiente cosmopolita che lo rende padrone di cinque lingue, Maglio si laurea in medicina presso l’università di Bari. Conseguita la specializzazione in neurologia, inizia presto a interessarsi di medicina dello sport e in modo particolare allo sport come fondamentale strumento nella riabilitazione dei medullolesi, le persone che per un trauma spinale non erano più in grado di camminare. Pioniere in questo campo e suo ispiratore è Ludwig Guttmann, medico e neurologo a sua volta, che già negli anni ’40, nell’ospedale militare dei Stoke Mandeville, presso Londra, promuove la pratica sportiva come forma di riabilitazione per i reduci di guerra che avevano riportato lesioni spinali. Per Maglio tuttavia lo sport non è il fine ma uno strumento, uno tra gli altri, volti alla piena riabilitazione della persona disabile. Divenuto dirigente dell’INAIL, l’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro e avendone il pieno sostegno, dà perciò ulteriore impulso e sviluppo a quanto Guttmann andava attuando. In quegli anni essere vittima di una grave menomazione significava perdere funzione economica e ruolo sociale, perdere non di rado anche gli affetti per venire relegati in un limbo vuoto di ogni cosa, peso e vergogna per le famiglie, oggetto di pietà o di scherno. Riabilitare dunque non vuol dire solo riprendere, mantenere e sviluppare le residue facoltà fisiche. Per Maglio, per l’umanità e la preveggenza che lo animavano, significava soprattutto recuperare ruolo sociale, promuovere nuove capacità di lavoro, vivere con pienezza gli affetti. All’epoca non esistevano protocolli né personale qualificato per la cura dei disabili. Anche alla formazione di nuovi ruoli specialistici dunque Maglio dedica la propria opera. Negli spazi liberi esterni di Villa Marina crea spazi per la musica, per lo svago, officine, laboratori artigiani. Ma la cosa che più colpisce, come genialità anticipatrice dei tempi, è il pensiero che queste sue parole esprimono: “Occorre sollecitare l’opinione pubblica con mezzi efficaci a modificare lo stato d’animo verso i minorati i quali non hanno bisogno di pietà ma di reale aiuto e quindi a considerare il fratello minorato come un individuo capace di partecipare attivamente, con le sue possibilità residue, allo sviluppo della società e al progresso dell’umanità”.

Maglio prese delle persone ferite, sconfitte dalla sorte, destinate a vivere nascoste, spesso a lasciarsi morire, e le rigenerò nel corpo e nello spirito. Molti di quei suoi ragazzi si sposarono, qualcuno ebbe figli o li adottò, si aprirono a una vita piena. 

“Una società capace di inclusione, promotrice di inclusione, è una società migliore”. Queste semplici parole esprimono il suo lungimirante e vasto disegno. Un disegno che a tutt’oggi non si può dire pienamente realizzato. Ma più la società si fa capace di accogliere i diversamente abili, i diversi, più diventerà umana, ricca, giusta.

Grazie professore!

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  1. Anch’io dico grazie professore,per avere dato una svolta alla riabilitazione dei disabili e per averej voluto cambiare la società ,rendendola più inclusiva.

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