E’ stato trasmesso alle Regioni il documento del Ministero della Salute dal titolo “Linee di indirizzo per l’individuazione di percorsi appropriati nella rete di riabilitazione”, che intende definire nuove regole per la riabilitazione ospedaliera e territoriale.
Peró ancora MOLTE PERPLESSITÁ E CRITICHE piovono sul Documento . Lo avevamo preannunciato giá dallo scorso novembre, in una serie di interventi molto apprezzati dai colleghi piú attenti. Oggi siamo di nuovo quí sull’orlo del burrone, sperando che a nessuno venga il desiderio di farci fare un passo in avanti. Ma tra le varie perplessitá, alcune meritano un’attenzione in piú. Si stanno per creare, di fatto, RETI RIABILITATIVE ANCORA PIU’ DIFFERENZIATE NELLE VARIE REGIONI ed Il riferimento al PIANO di Indirizzo per la riabilitazione ( con le parole chiave del pindria)sembra piú un esercizio lessicale che di sostanza. Come si puó infattti pensare ad un risultato di Appropriatezza senza citare esplicitamente come figura Responsabile di tale percorso se non lo Specialista Medico in Riabilitazione?
Puó continuare ad esistere un gruppo di elitari fisiatri che, ritenendosi investiti da una missione superiore, sono pronti a svendere tutto ció che non appartiene al proprio mondo, in cambio del riconoscimento prioritario delle proprie attivitá ?.
Si parla degli OBIETTIVI PREVISTI DAL PRI come definiti dalle LINEE GUIDA (LG), quasi come se citare il PINDRIA fosse un elemento di “lesa maestá per qualcuno degli estensori del Documento. PIANO che certamente rappresenta invece una realtà più evoluta ed aggiornata (13 anni fra il 1998 ed il 2011 !)
Esiste il rischio di arrivare a prevedere reparti di RICOVERO solo per aspetti VALUTATIVI (e questo non sembra un livello di grande appropriatezza) NELLA RETE RIABILITATIVA e soprattutto chi gestirá questi possibili Reparti valutativi? L’ICF e l’approccio biopsicosociale, poi, si frantumano, nonostante qualche citazione, contro la conferma dell’ICD9.
……”I posti letto ospedalieri di riabilitazione estensiva dovrebbero essere prevalentemente UTILIZZATI PER I PAZIENTI CON PATOLOGIE DISABILITANTI ORTOPEDICHE”. Questa é una delle affermazione NON APPROPRIATA che rendono bene il senso che ha ispirato gli estensori del Documento sull’appropriatezza, che é stato inviato alle Regioni, in previsione di un possibile incontro previsto per il prossimo 16 luglio.
Niente di nuovo sotto il sole…. che ha illuminato gli estensori del prossimo Decreto Appropriatezza. Sole sbiadito, ma anche molto partigiano.
A noi, sinceramente, appare invece scontato che possano esistere casi di disabilità da patologie ortopediche gravi e casi da disabilità da patologie neurologiche o cardiologiche o respiratorie di gravità media-minima.Ed allora perché queste distinzioni? A chi giovano? Si torna a parlare di categorie patologiche piuttosto che di PERSONE NEL LORO CONTESTO FAMILIARE-LAVORATIVO e SOCIALE? Un vero approccio BIOPSICOSOCIALE!Un grande passo indietro.
E poi chi sceglie il giusto setting riabilitativo nel percorso da acuzie alla rete riabilitativa, anche alla luce di una offerta così complessa della rete riabilitativa (56 a/b/c-75-28-DHR-DOMICILIO-AMBULATORIO-STRUTTURE RESIDENZIALI E SEMIRESIDENZIALI-STRUTTURE SOCIOSANITARIE ecc..)? A proposito che fine hanno fatto le unità spinali unipolari?
Un’altra perla: ….”In presenza di disabilità minimali, segmentarie e/o transitorie ( e ritornano guarda caso le tristi note dei LEA del 2001)per l’erogazione di semplice terapia fisica strumentale non è necessaria la redazione di un PRI…”. Affermazione paralizzante…… anche solo se si fosse tenuto conto dei possibili effetti collaterali della terapia fisica (le terapie efficaci hanno anche effetti collaterali; solo ciò che non fa nulla non fa nemmeno male) ci si sarebbe resi conto di aver scritto una sciocchezza. Evidentemente il fastidio da sempre indotto dalla terapia fisica strumentale agli illustri soloni-capi-scuola resta immutato nel tempo. Sarebbe stato troppo parlare qui esplicitamente del Fisiatra, che rimane l’unico ad avere un percorso formativo e culturale che contempla la medicina fisica nel proprio core professionale ed, anche per tale motivo, è in grado di garantire l’appropriatezza delle cure?
Vi rimandiamo, abbastanza sconsolati alle osservazioni che abbiamo inserito nella apposita pagina dedicata al Decreto Appropriatezza, dove viene analizzato il testo in maniera certosina. Certo tutto dipende dal proprio punto di osservazione, ma difficilmente si potrá dire che il percorso discendente iniziato alcuni anni addietro abbia invertito la rotta. La riproposizione di idee che erano state sconfitte venti anni fa ed il riaffermarsi del solito asse politico-ministerial-regionale, che ha giá portato tanti danni ai Fisiatri italiani nel passato, credeteci, non é una buona notizia per la nostra categoria e per la nostra Disciplina .