Incremento della spesa della Medicina a convenzione
Avendo gusti nazional-popolari ed essendo un teledipendente, seguo i principali serial di RAI FICTION; non ho perso, quindi, neanche una puntata di DOC – terza serie e le puntate di questa edizione, secondo me, sono state migliori rispetto alle due precedenti. I casi clinici sono sostanzialmente ben documentati e le problematiche cliniche, sociali, morali sono sviluppate in modo quasi perfetto. Merito certamente dei consulenti che hanno dato il loro contributo alle storie, degli sceneggiatori e del regista, ma anche di un cast di eccellenza.
Mi ha stupito quando Pier Paolo Spollon, Riccardo nel telefilm, neo-specialista, in procinto di essere assunto come strutturato al Policlinico Ambrosiano, sente il peso della morte di alcuni loro pazienti e pensa di lasciare la vita ospedaliera, andando a fare il medico sportivo per un team di nuotatori disabili. Il problema di convivere con la vita, ma anche con la morte è un problema che specialmente i medici di un reparto ospedaliero di Medicina interna, affrontano quotidianamente, diventando o insensibili nel tempo oppure, rimanendo consapevoli che la morte è tristemente fisiologica, la vivono come una personale sconfitta, desiderando di “fuggire” dagli ospedali. Le università, purtroppo, preparano poco a come “gestire la morte” e spesso i medici, quando muore un paziente, spariscono lasciando la gestione dei rapporti con i parenti al personale infermieristico, che di solito crea un feeling di vicinanza con gli accompagnatori dei pazienti.
Un’altra problematica affrontata bene dalla fiction si potrebbe riassumere nel detto popolare “il medico pietoso fa la piaga ulcerosa” ovvero il medico curante deve essere empatico, ma cercando di rimanere freddo e razionale, evitando di farsi condizionare nelle scelte cliniche dalla componente emotiva. Certo, l’equilibrio è molto difficile in quanto un medico troppo distaccato e poco empatico difficilmente riesce a creare quella necessaria intesa con il paziente. Da un medico scorbutico si scappa e, di conseguenza, si scappa anche dalle sue forse giustissime scelte cliniche.
Sono state disegnate molto bene sia la comunità cinese, a volte molto chiusa anche alle necessità cliniche dei suoi pazienti, sia alcune specificità caratteriali di malati italiani che spesso non facilitano il nostro lavoro.
Lavoro affascinante che, però, rischia di divenire totalizzante per la vita privata degli operatori sanitari per cui l’ospedale diventa non la seconda casa, ma, peggio, il luogo di residenza permanente.
Infine, un altro aspetto affrontato è la corruzione nella sanità che, a mio parere, può essere capace di appesantire economicamente la sanità pubblica, facendo decollare quella convenzionata. E qui la responsabilità principale non è solo di taluni politici accusati, a volte, di accettare mazzette per pilotare alcune gare di appalto, al fine di finanziare i propri partiti o le proprie campagne elettorali, ma anche di taluni sanitari troppo sensibili alla partecipazione a congressi in luoghi esotici o a regali importanti.
Sicuramente queste e le altre qualità della narrazione dipendono dalla opportuna consulenza del “reale” dr. Fanti, la cui vita ha ispirato questo lavoro, ma anche dalla collaborazione della Università Campus Biomedico di Roma dove viene girata la fiction, che ha permesso una full immersion in un vero ambiente ospedaliero e non in una distaccata ricostruzione di studio.
Ho appena accennato al problema dei rapporti fra medicina pubblica e quella privata a convenzione. A questo proposito è interessante ricordare i dati del 2022, appena resi pubblici dalla Ragioneria di Stato, sulla spesa che le Regioni hanno destinato alla medicina convenzionata.
Nel 2022 la spesa per le prestazioni private è stata di 26,2 miliardi di euro pari al 20,3% di tutto il fondo. In 20 anni, passando dai 14 miliardi ai i 26,2, è aumentata del 2,5%. Le Regioni con la maggiore spesa in questo settore sono state il Lazio, la Lombardia ed il Molise dove la quota sfiora il 30%. Sicuramente il tentativo di recuperare le lunghe liste di attesa post Covid hanno contribuito a far aumentare questa spesa, ma la Sanità pubblica rimane, e speriamo per molto tempo, ancora una nostra ECCELLENZA che dobbiamo difendere perché senza la TUTELA della SALUTE tutto diventa complicato e problematico.