GIMBE e fisioterapisti : considerazioni in merito

Anno: 2025 - Vol. 10 / Fascicolo: 18 / Periodo: gen-mar

Autori:
Nicoletta Sias
Specialista in medicina fisica e riabilitazione
Specialista in medicina del lavoro
Segretario regionale Associazione Nazionale Fisiatri (ANF) Liguria

Ofelè fa el to mestè (…e questo valga sia per la Fondazione GIMBE che per i fisioterapisti)

Il lavoro pubblicato dalla Fondazione GIMBE nel Novembre 2024 “Accesso diretto alle prestazioni di fisioterapia. Evidenze scientifiche e riferimenti normativi” è tendenzioso e fuorviante.

Basta leggere, per realizzare che mancano sia le evidenze scientifiche sia i riferimenti normativi che il documento avrebbe l’ambizione di presentare a supporto di una proposta tanto inutile, quanto pericolosa per l’utenza.

La principale distorsione consiste nel presentare conclusioni, in merito all’efficacia e all’efficienza della presa in carico diretta da parte dei fisioterapisti, riferendosi a modelli organizzativi diversi dal nostro.

Il “filtro medico” presentato come pleonastico rispetto alla presa in carico riabilitativa diretta di un’utenza rappresentata solo ed esclusivamente da soggetti affetti da disturbi muscolo-scheletrici, di fatto, è quello del MMG e dell’ortopedico.

In nessuno degli studi analizzati – peraltro pochini (n. 30 quelli inclusi), e sicuramente troppo pochi per poter anche solo pensare di utilizzarli per sovvertire un consolidato modus operandi dettato da normative nazionali, e che resiste, nonostante gli innumerevoli tentativi di boicottaggio – emerge l’esistenza della figura del medico specialista in medicina fisica e riabilitazione.

Scandalosamente fazioso il tentativo di supportare la proposta con “riferimenti normativi” riconducibili al Codice Deontologico del Fisioterapista, con un approccio che tutto è, tranne che deontologico.

Rispetto alla diagnosinel caso di attività svolta in collaborazione con il medico, qualora risultino valutazioni discordanti, variazioni del quadro clinico e/o risposte non coerenti durante il trattamento, il fisioterapista, in accordo con la persona assistita (sic! alla faccia dell’alleanza terapeutica e della sinergia tra operatori…) informa il medico curante e si attiva per fornire allo stesso elementi utili sia per un eventuale approfondimento diagnostico, sia per la definizione di un più appropriato programma terapeutico”.

Qui siamo al completo sovvertimento della deontologia di qualunque presa in carico – non solo riabilitativa – laddove eventuali dubbi debbono necessariamente venire chiariti in primis tra operatori, per poi essere successivamente condivisi con il paziente.

Dunque, spacciando per “rapporto dialettico con il medico” la malsana e deliberata insinuazione del dubbio all’Assistito di essersi affidato nelle mani di professionisti incompetenti – si prosegue con il tentativo di volere ingerire anche rispetto alla prescrizione: “… la scelta delle modalità terapeutico-riabilitative viene fatta dal fisioterapista in funzione non solo del momento diagnostico-eziologico, di competenza del medico, ma anche della “valutazione funzionale” che compete invece al fisioterapista…Di conseguenza, non è appropriato che la prescrizione dettagli le strategie terapeutiche da adottare, poiché questo confliggerebbe con l’autonomia professionale del fisioterapista stesso sancita dalle normative citate…”.

OK, quindi, il messaggio che la categoria vuole convogliare, in sintesi, è: la diagnosi, seppure obtorto collo di competenza medica, può venire messa in discussione dal fisioterapista in qualunque momento del percorso– con la complicità dell’Assistito- ma guai se il medico si attribuisce il diritto di rilasciare la prescrizione terapeutico-riabilitativa.

Ma stiamo scherzando?!?!?

Siamo, o non siamo, in grado di riconoscere il valore della gerarchia normativa, per adeguarvi il nostro operato?

Il rischio è un contesto di anarchia dove vince il più spregiudicato ma, soprattutto, soccombe il diritto alla tutela della salute.

Per fortuna, in Italia, il medico la cui funzione non si esaurisce con il momento diagnostico-eziologico e la prescrizione di terapia farmacologica e/o chirurgica, trovando la sua massima espressione nella “diagnosi funzionale” e nei conseguenti provvedimenti terapeutico riabilitativi, esiste (ed è proprio questo che lo differenzia da tutti gli altri medici specialisti d’organo): il medico specialista in medicina fisica e riabilitazione.

Qualcuno, magari la Fondazione GIMBE stessa che si arroga il ruolo di promotore della salute attraverso l’informazione scientifica, dovrebbe ricordarlo, nell’interesse degli Assistiti.

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