RECENSIONE del LIBRO ” i bravi e i buoni Perché la medicina clinica può essere una scienza” di LUIGI TESIO
Il Pensiero Scientifico Editore costo 28€.
Questa estate nella tranquillità della mia amata Toscana, ho voluto rileggere l’ultima impresa editoriale del prof. Tesio ” I bravi e i buoni Perché la medicina clinica può essere una scienza” , che avevo letto a novembre dello scorso anno, appena uscito (ottobre 2015), con un’ottica nuova, in quanto, nel mio nuovo stato di pensionato, ho avuto tempo di fare una lunga riflessione sul ruolo del Medico e del Fisiatra nella attuale Società italiana. Coinvolto nell’impegno culturale di questo sito, insieme agli amici Domenico e Giancarlo, ho voluto rileggere quel testo che in autunno mi aveva entusiasmato al punto da suggerire al Presidente della Simfer di inviarlo a tutti gli iscritti della Società, suggerimento che rinnovo alla luce della rilettura estiva.
Seguo da tempo il percorso culturale del prof. Tesio, fin da quando andai da lui al San Raffaele di Milano a fare uno stage nel lontano 1994 ed ho sempre apprezzato i suoi articoli scientifici come le sue idee “filosofiche” in campo medico riabilitativo: questo libro è una summa di molti suoi scritti precedenti, non per altro nella bibliografia di ogni capitolo sono citati suoi lavori (da uno nel capitolo 3 a tredici nel capitolo 13 a parte il 2-7-8 senza autocitazioni). E proprio la ricca bibliografia e i numerosi aneddoti o curiosità storiche riportate (per esempio la storia di diversi Nobel per la Medicina) accresce il valore di questo libro.
Il libro, con in copertina “L’uomo come officina industriale” ovvero il disegno più famoso del medico tedesco Fritz Kahn scappato in USA dalla Germania nazista con l’aiuto di Einstein, è diviso in due parti. La prima parte è detta DESTRUENS (capitoli 1-12), perché l’autore, pur riconoscendo che “il paradigma biomedico sia una delle più grandi conquiste dell’umanità e che esso sia irrinunciabile” (e difatti nel nostro Paese, l’attesa di vita nel 1861 era di 30 anni mentre nel 2012 era di 82), cerca di dimostrare in un lungo percorso il trionfo della Biomedicina (i medici BRAVI, ovvero quelli di serie A o forse da Champion League, cioè da EBM o da Cochrane) a spese della Medicina clinica (i BUONI o quelli di serie B, come citati da noi nel sito, cioè gli umanisti che curano la singola Persona) e l’incapacità di porre la prima al servizio della seconda.
Nei tre capitoli finali, definiti CONSTRUENS, invece l’autore dimostra la tesi opposta e cioè la dignità della Medicina clinica e che i BUONI possono essere anche BRAVI e che non vi è opposizione fra Biomedicina e Medicina clinica.
I BUONI e i BRAVI spesso hanno una cosa in comune ovvero l’avversione verso la politica sanitaria che, secondo me, a volte, adula qualche bravo per trovare delle linee guida per risparmiare.
Dico subito che da combattente, da crociato per la Gerusalemme liberata (ovvero per la Fisiatria liberata), ho amato più la prima parte dove sono descritti i grandi limiti della medicina basata sulla biologia amando i francobolli alla luce della definizione del Fisico Rutheford (“nella scienza esiste solo la fisica, tutto il resto é collezione di francobolli”)
Ha ragione il Prof. Tesio che criticare è facile mentre proporre è difficile, ecco perché gli ultimi 3 capitoli costruttivi, non sempre di facile lettura per i lettori di serie C, come me, sono fondamentali ma mi piacciono di meno.
Il libro non è un giallo, ma non voglio dare ulteriori dati sul testo per farlo scoprire al lettore. Mi piace, però, ricordare alcune curiosità che per me sono state come uno stuzzicante aperitivo per un pasto luculliano.
Harvey consigliava di imparare l’anatomia non tramite la lettura dei libri ma attraverso le dissezioni ovvero tramite la fabbrica della natura, oggi potremmo dire che i percorsi formativi si devono svolgere prevalentemente nei reparti oltre che nelle aule.
Molti colleghi pensano che solo la riabilitazione di disabilità da patologie neurologiche sia degna di essere affrontata (quelle da patologie ortopediche sono per noi Fisiatri di serie B, convinti come l’OMS che la dis-abilità sia un comportamento attribuibile soltanto alla persona intera e non a suoi organi o apparati) ed a loro ho pensato quando Tesio, parlando di neurofilia e riferendosi al libro “Neuro-mania. Il cervello non spiega chi siamo” di Legrenzi-Umiltá, che cita il motto inciso sul marmo all’ingresso del Montreal Neurological Institute ovvero ” Il problema della neurologia è quello di comprendere l’uomo in se stesso” e concordo con il prof. Tesio che sostiene invece che sarebbe stata preferibile una incisione diversa, ovvero “Un problema dell’uomo è comprendere la neurologia”.
Dalla chirurgia del ‘300 dove i medici fisici sapevano ma non operavano, mentre i chirurghi-barbieri operavano senza sapere, il testo si sofferma sull’attuale EBM, denunciando il fatto che, fra molti pregi, le linee guida che sono il prodotto più visibile dell’ EBM vengano lette come sostitute del vecchio paternalismo medico: con conseguenti frustrazione e deresponsabilizzazione del medico. La crescente medicina difensiva, che pure trova uno spazio interessante nel libro, non chiede di meglio che sostituire la coinvolgente interazione medico-paziente con un asettico rapporto paziente-macchina.
Nel libro viene affrontato in modo interessante, anche, il caso Englaro che spaccò volutamente la Società civile perché la politica strumentalizzò, secondo me, da entrambe le parti, scelte che dovevano rimanere nell’intimità del rapporto medico-paziente o in questo caso medico-parenti.
Potrei continuare a citare tante parti affascinanti del libro, che ovviamente consiglio a tutti di leggere, Fisiatri e non, però voglio terminare con le ultime parole dell’autore, che parafrasando le parole di un Vescovo, Principe di Benevento nonché importante politico francese, riferita all’assassinio ordinato da Napoleone del giovane ed innocuo duca d’Enghien, potenziale erede al trono borbonico, sottolinea che TARPARE LE ALI SCIENTIFICHE ALLA MEDICINA CLINICA SAREBBE PIÙ CHE UN CRIMINE: SAREBBE UN ERRORE.
Buona lettura
David Antonio Fletzer
L’ ho letto, mi è piaciuto tantissimo, soprattutto ho apprezzato la riflessione su approccio biomedico ed apprcio clinico, con un richiamo forte a reimpadronirci della nostra capacità di fare clinica ( clinica come ha sottolineato Tesio significa chinarsi sul paziente e considerarlo nella sua ampia complessità) . fabio trecate
Caro Fabio
hai perfettamente ragione nel ricordare l’importanza del richiamo del prof. Tesio a fare CLINICA ovvero CHINANDOCI sul PAZIENTE e da specialisti a 360° dobbiamo ricordarcelo sempre, proprio per caratterizzare la specificità della VISITA FISIATRICA rispetto ad una qualunque altra visita del collega d’organo/apparato