L’Autoritá per la concorrenza boccia la Lorenzin ( ed il suo Decreto)



 

 

L’Antitrust ha recentemente osservato, con preoccupazione, l’ampliamento del numero degli ordini professionali in materia sanitaria,cosí come  previsto dalla  Legge Lorenzin, approvata  appena prima della chiusura della legislatura

“L’istituzione di nuovi ordini professionali non è opportuna». «L’autorità osserva con preoccupazione l’ampliamento del numero degli ordini professionali in materia sanitaria previsto dalla cosiddetta legge Lorenzin», si legge dunque  nella relazione e vale la pena di sottolinearlo

«A fronte di tale riforma, l’Autorità coglie l’occasione per ricordare che in passato è intervenuta più volte proprio in materia di professioni sanitarie, delineando un orientamento specifico nell’ambito di quello generale sulle professioni. In particolare è stata evidenziata la non opportunità di costituire nuovi ordini professionali e nuovi albi per le professioni sanitarie non mediche se non in casi eccezionali», continua la relazione, aggiungendo che «sotto il profilo della qualificazione professionale, le esigenze di tutela del consumatore possono essere soddisfatte con la previsione di un apposito percorso formativo di livello universitario obbligatorio, peraltro già previsto dal nostro ordinamento per quasi tutte le professioni citate».

Sul parere espresso dall’Autorità è intervenuta anche l’Associazione italiana fisioterapisti (Aifi),: «In riferimento al parere dell’Antitrust su albi e ordini, si chiarisce che trattasi appunto di un parere che non può modificare in alcun modo la legge Lorenzin. Pertanto nulla cambia ora e in futuro rispetto al processo di iscrizione agli albi delle professioni sanitarie, attesi da decenni, che prosegue speditamente. Pur rispettando il parere di questa istituzione», continua la nota dell’aifi , «esprimeremo attraverso le vie più opportune le nostre forti perplessità rispetto ai contenuti che non considerano il fondamentale ruolo di albi e ordini nel combattere la piaga dilagante dell’abusivismo, vero pericolo per la salute dei cittadini, nonché nel poter intervenire nelle diffuse situazioni di sfruttamento del lavoro di professionisti sanitari. Spiace inoltre constatare», conclude l’aifi, «il persistente utilizzo della locuzione professioni sanitarie non mediche. Le professioni sanitarie non mediche non esistono nel sistema normativo. Dalla legge 42/99 in poi, siamo professionisti sanitari».

Dunque solo un parere?

Certamente il parere dell’Antitrust vale un pó di pú di quello di un improvvisato giurista, ma la cosa che ci ha colpito di piú è un’altra: abbiamo cercato con certosina pazienza una nota, altrettanto ufficiale, di qualche neosindacalista o di qualche illuminato fisiatra in odore di ranking internazionale…..ma purtroppo niente, neanche l’ombra di un post.

Si continua a vivere gli eventi come se fossere la naturale evoluzione di un destino segnato ed irreversibile, dove nulla puó essere piú cambiato, nel susseguirsi degli eventi e  dei giorni!

Forse é necessario invertire la rotta e riportare al centro del dibattito i ruoli, le competenze, le differenze  formative ed i rapporti corretti con il mondo della disabilitá.

Se ci si ripoziona in questa prospettiva, si riescirá ad invertire la rotta ed a uscire dalla pantano conquistato  degli ultimi anni.

Relazione annuale del Garante 

 

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  1. Purtroppo ancora una volta si lascia spazio ai “Non-Medici” e le norme anziché fare chiarezza, diffondono uno stato confusionale che getta nel caos e nel dubbio i poveri Assistiti, i quali non riescono a capire esattamente la qualifica e le competenze di chi mette loro le mani addosso. E’ cominciato con la riforma universitaria, quando dopo tre soli anni di studi, si è lecitati dal farsi appellare “Dottore” e l’eventuale biennio successivo (per conseguire la Laurea magistrale o il Master) è diventato “la seconda Laurea”. Quante volte mi è capitato di sentire genitori orgogliosi vantarsi del proprio figlio che “ha due lauree, sa?” Già, peccato che quelle “due Lauree” non sono minimamente sufficienti ad essere equiparate ai sei anni della Laurea in Medicina e Chirurgia (ci sarà un motivo per cui è il corso di Laurea più lungo tra tutte le opportunità accademiche, no?) ed ai quattro o cinque anni della successiva specializzazione. Eppure siamo tutti Dottori…..
    Ma che razza di Stato è uno Stato che in un contesto così delicato come quello Sanitario, anziché fare chiarezza in modo definitivo, getta una fitta coltre di nebbia sulle qualifiche del personale sanitario? Noi Fisiatri conosciamo molto bene quelli dell’AIFI, che tanto si riempiono la bocca dicendo che vogliono mettere fine all’abusivismo professionale quando poi sono loro i primi a fingersi Medici Fisiatri ed a lasciare che l’Assistito li reputi tali. L’abusivismo che combatte l’AIFI è solo quello che difende le loro competenze da che non è fisioterapista. Posso presumere che se mi mettessi io, con la mia Laurea in Medicina e la Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitazione, a trattare un paziente con una rieducazione motoria, molto probabilmente verrei accusata di abuso di professione!!
    E adesso con questa storia degli Ordini Professionali si sta solo cercando di mettere le figure sanitarie non-mediche ed i Medici sullo stesso livello.
    Ma purtroppo, tutto continua a tacere. Confesso che sono davvero curiosa di vedere fino a che punto si spingerà questo silenzio-assenso. Anche perché la confusione di ruoli non riguarda solo Fisiatri e fisioterapisti: amici e colleghi ospedalieri mi raccontano di infermieri che rivendicano la propria autonomia in corsia. In fin dei conti, ormai, anche l’infermiere è un dottore (in scienze infermieristiche e non in Medicina, ma cosa vuoi che sia?!).
    Finchè chi cerca di far sentire la propria voce, di fare qualcosa di propositivo e di costruttivo per contrastare questo trend, viene zittito, limitato, non ascoltato e considerato solo un fastidioso rompiscatole che ripete sempre le solite storie di contrasto tra Fisiatra e fisioterapisti, finchè non cambierà questa tendenza, la confusione dei ruoli continuerà ad infangare le nostre Lauree, quelle vere, quelle conquistate dopo sei anni di duro lavoro (e non dopo tre anni!). Scendiamo da soli dal piedistallo che ci impedisce di mischiarci col “volgo” per difendere i nostri sacrosanti diritti, perché se non sarà così, tra non molto verremo spodestati dai vari professionisti sanitari, concedetemelo, NON-MEDICI.

  2. Anche a me è parso veramente “assordante” il silenzio,il mutismo assoluto con cui la Simfer in questi ultimi anni ha seguito (????)le decisioni della Lorenzin su professioni sanitarie ed ordini professionali. Come si diceva un tempo “la fantasia (e la demagogia) “erano al potere nella sanità ! Ho letto solo alcune chiare posizioni per fortuna del nostro collega Papotto tra tutte le organizzazioni mediche che invece avrebbero dovuto mostrare di esser in vita. Per fortuna la Fnoom ha di recente ribaltato i vertici che avevano codiviso in silenzio questa demagogia ed oggi sembra impegnata a ricostruire una seria politica in difesa del laureato in Medicina e degli Specialisti come noi. Abbiamo molte cose da dire in questo senso per far crescere la Riabilitazione ed anche per difendere i diritti dei cittadini e sono certo che il presidente Piero Fiore saprà ben svolgere questo ruolo.

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