È un periodo questo in cui l’arroganza di alcuni personaggi e la mancanza di precisione in certe affermazioni rischiano di creare confusione su argomenti seri ed importanti quali la salute dei cittadini. Non sono certo questioni sulle quali si può essere approssimativi ma occorre rigore, serietà professionale e chiarezza.
Quotidianamente ci troviamo di fronte ad interventi in cui il confine (nemmeno tanto sottile, se proprio vogliamo) tra Medici e Professionisti sanitari “Tecnici” sembra sbiadire di fronte a chi afferma sempre più spesso e sempre più spudoratamente che la figura del Medico e del Medico Fisiatra nello specifico sia …. come dire…. superflua, inutile. Dobbiamo abbattere le liste d’attesa? E allora perché non risolviamo il problema eliminando la Visita Medica Specialistica? Tanto poi l’assistito viene accolto da un Fisioterapista direttamente, il quale può procedere tranquillamente in virtù della propria “indipendenza d’azione”, concetto di cui si riempiono troppe bocche senza averne realmente compreso il significato.
Essere “indipendente” nella propria azione riabilitativa non significa essere improvvisamente investiti di “Tuttologia”: al Medico compete la parte medica, al Fisioterapista compete la parte riabilitativa. Insieme si dovrebbe collaborare, non lottare per prevaricare l’altrui ruolo.
Ora è necessario considerare che gli strumenti a disposizione per il trattamento riabilitativo possono includere terapie ad esempio biostimolanti, che sono assolutamente controindicate in presenza di patologie neoplastiche. Parimenti c’è da rabbrividire di fronte all’ipotesi di un trattamento manipolativo o, peggio ancora, osteopatico in presenza di una frattura o di una osteoporosi. Non parliamo poi nemmeno di cosa potrebbe comportare, in un banale caso di lombalgia, non identificare una pulsazione addominale quale segnale di un aneurisma dell’aorta. Quindi attenzione a non sottovalutare il processo complesso che sta alla base della prescrizione di un trattamento: la diagnosi.
Per fare chiarezza, vogliamo ricordare che solo un Medico, un Dottore in Medicina e Chirurgia, può fare diagnosi. Questa affermazione non è tracotanza ma scaturisce in primo luogo dall’art. 348 del Codice Penale. Tuttavia, al di là della Legge, prendiamoci un attimo di tempo ed analizziamo i percorsi formativi che l’Università di Pavia traccia per le due figure professionali: il Medico Chirurgo ed il Fisioterapista (v. Tab. 1); facciamo infine anche una analisi della Scuola di Specializzazione i Medicina Fisica e Riabilitazione
La prima differenza, in assoluto la più evidente, è data dalla durata dei due corsi di Laurea: 6 anni per Medicina e Chirurgica contro i 3 anni per Fisioterapia. Ma andiamo un po’ più nello specifico. Alla facoltà di Medicina sono 232 le ore di anatomia (160) e istologia (72); a Fisioterapia le due materie sono riunite in un unico corso della durata di 56 ore. Proseguendo, troviamo che Medicina prevede 144 ore di chimica biologica e 32 di biologia; al corso di fisioterapia le due materie ancora una volta sono aggregate in un corso della durata di 40 ore. Il corso di Fisica di Medicina prevede 40 ore, mentre a Fisioterapia fisica è aggregata a statistica e informatica per un totale di 48 ore. Altra materia cardine per Medicina (e per essere in grado di fare diagnosi) è fisiologia con 160 ore di corso; per poter effettuare un parallelo con Fisioterapia però dobbiamo considerare anche anatomia patologica (64 ore) ed il corso BLSD (8 ore) perché i Fisioterapisti affronteranno un corso di “fisiopatologia e nozioni di primo soccorso” di 56 ore. Gli aspiranti Medici dovranno sostenere il corso di Semeiotica Medica per 54 ore, mentre gli aspiranti Fisioterapisti dovranno districarsi nel corso di Anatomia Palpatoria di 16 ore. E adesso arriva la ciliegina sulla torta. Sempre a Medicina infine sono previste in totale 688 ore di studio delle varie cliniche contro le 88 ore della laurea in Fisioterapia: le varie discipline cliniche sono l’anticamera che prelude alla capacità di fare diagnosi.
Se poi prendiamo in considerazione il corso di 4 ani per la Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa, troveremo 372 ore di Medicina fisica e riabilitativa e tecnologia strumentale delle terapie fisiche che si svolgono nei 4 anni di specializzazione in medicina fisica e riabilitazione contro le 152 ore di fisioterapia.
Questi sono numeri inconfutabili che palesano come il percorso di Fisioterapia non possa fornire le competenze necessarie per fare diagnosi. E se non c’è diagnosi, non c’è patologia o disabilità. Allora se pretendiamo di “curare” il paziente, dobbiamo presumere che a monte ci sia stato un processo diagnostico effettuato da un Medico, che, nel caso delle disabilità, è specializzato in medicina fisica e riabilitazione. Questo medico specialista, a seguito di una visita fisiatrica emetterà una diagnosi clinica ed il Progetto Riabilitativo Individuale; a questo punto il fisioterapista prenderà in carico l’assistito e, in virtù della propria “autonomia”, gestirà il percorso riabilitativo sempre e comunque rimanendo in linea col PRI emesso.
E a tutti coloro che decantano quanto avviene all’estero, consiglio di informarsi onestamente di quale sia stato il percorso formativo seguito dai colleghi fisioterapisti di altre nazioni: state certi che le sorprese non mancheranno.
C’è da domandarsi a questo punto se non sia finalmente il momento di una ferma presa di posizione da parte di FNOMCEO, Ministero della Salute e società scientifiche per mettere fine a questo delirio di onnipotenza cui assistiamo quotidianamente e che rischia di porre seriamente a rischio la salute dei cittadini.
Ottimo chiarimento sostanziale . Quello che manca da troppo tempo è l’impegno di Fnoom e Ministero a tutela dei Cittadini e della loro salute. È l’impegno costante delle Società medico Specialistiche parimenti.Ricordando poi come la superficialità di queste affermazioni di “autonomia e tuttologia” siano la copertur di eccesso di spese da parte di pazienti e del SSN per trattamenti non validati da una diagnosi medica e spesso superflui ed inutili.
Mi preme sottolineare che il titolo dell’articolo non è proprio preciso!
Che il fisioterapista non sia un medico lo divrebbero sapere anche i muri!!!
Esiste una Laurea in Medicina e Chirurgia che permette e obbliga ad una precisa deontologia e permette di redigere un referto di Diagnosi e Terapia farmacologica, fisica o altre indicazioni ritenute valide in base alle evidenze scientifiche apprese durante e dopo il corso di studi.
Solo al Medico, con tale titolo acquisito dopo un duro percorso di studi, è permesso redigere un referto o un piano terapeutico completo e se ‘riabilitativo’ deve controllare assolutamente il lavoro del fisioterapista di cui conosce lo scibile di chinesiterapia e ogni metodica utilizzata dal Tecnico Fisioterapista.
È ora di puntualizzare dunque che il fisioterapista non è in grado e non deve permettersi di esprimersi sulla diagnosi che non è assolutamente il suo compito e peraltro non è stato formato per questo!
Semmai deve dimostrare di saper svolgere adeguatamente quanto richiesto nella prescrizione specialistica Fisiatrica e dare conto dei risultato che devono comunque ripassare al vaglio del Mefico prescrittore come giusta verifica di outcome.
Dunque il Medico è il responsabile della diagnosi e deve rivalutare i risultati della terapia prescritta solo ed unicamente da lui mentre il Fisioterapista mette in atto il Piano Terapeutico senza prendere decisioni arbitrarie nei confronti del paziente.
Che il Fisioterapista non confonda il suo ruolo esecutivo con l’atto medico ma non è il caso nemmeno di proporlo come problematica!!!
……Grazie a tutti voi
Basterebbe portare il cirso di laurea in fisioterapia a 5 anni come chiedono tutti i fisioterapisti. Per il resto e’ la pratica che fa si’ che sia un fisioterapista e non solo il medico ,il primo accesso per il paziente. QUANTI MEDICI ci sono?Quanti i fisiatri?
Da MORENA OTTAVIANIzie e buona giornata.
Mi spiace contraddirla, ma non è esattamente così. Non è sufficiente allungare il percorso del Fisioterapista per renderlo un “Medico”. L’unico modo per diventare Medici rimane la Laurea in Medicina e Chirurgia. Ci dovrà sempre e necessariamente essere una differenza di competenze tra il Medico ed il Tecnico sanitario. L’Ostetrica non potrà sostituire lo Specialista in Ginecologia, il Tecnico Radiologo non potrà interpretare la diagnostica ad immagini in vece del Medico Radiologo, l’Infermiere che effettua un ECG non potrà poi effettuarne la lettura al posto del Medico Internista o del Cardiologo, ed il Fisioterapista (o MFT o Osteopata o Posturologo ecc.) non potrà prescrivere il Progetto Riabilitativo Individuale sostituendosi al Medico specialista in Medicina Fisica e Riabilitazione. Non è una pura e semplice questione di durata del percorso di studi universitari ma è proprio il percorso stesso che lo rende impossibile. Le consiglio di visionare con attenzione la tabella che è allegata all’articolo, in cui sono ben evidenti le differenze dei due percorsi di studio tali per cui l’interpretazione diagnostica della clinica relativa all’assistito non può essere effettuata da chi non è Medico e Specialista in Medicina Fisica e Riabilitazione. E non possiamo nemmeno farne una questione numerica dal momento che è ovvio che il numero dei Fisioterapisti sia nettamente maggiore rispetto a quello dei Medici Fisiatri: esistono numerose motivazioni a sostegno di questa realtà, non ultima il fatto che occorra una buona dose di coraggio ad investire almeno 10 o 11 anni della propria vita negli studi Universitari necessari per diventare prima Medico Chirurgo e poi Specialista in. Ma comunque è più sensato che ci siano più Fisioterapisti che Medici Fisiatri, così come gli Ingegneri sono meno numerosi dei corrispondenti tecnici di riferimento, gli arredatori sono più numerosi degli Architetti e così via. Anche il numero dei Medici specialisti in Medicina d’urgenza è nettamente inferiore rispetto alle reali esigenze, ma non credo che ci troveremo di fronte alla decisione di sostituire i Medici di Pronto Soccorso con gli Infermieri: non è questa la corretta soluzione del problema.
Condivido in pieno, è una problematica che come Fisiatra di lungo corso incontro spesso e volentieri. Da ultimo c’è l’aspetto medico legale e quello dei rimborsi assicurativi delle cure fisioterapiche, il che avviene solo dopo visita fisietrica e prescrizione del PRI
Lo dice il secondo comma della legge che individua la figura del fisioterapista: ” In riferimento alla diagnosi ed alle prescrizioni del medico, nell’ ambito delle proprie competenze,il fisioterapista ecc…ecc.
Però, i fisiatri, soprattutto nei centri convenzionati/ privati, durante le sedute di fisioterapia oppure al termine del primo ciclo,se ne sono previsti altri, valutare più
” approfonditamente ” il paziente per verificare se il protocollo riabilitativo venga rispettato!
Molto interessante e istruttivo
C’è solo un particolare da aggiungere per avere più chiaro il quadro della situazione: se il fisiatra, ossia il medico, si è sbagliato nel prescrivere un trattamento e il fisioterapista lo realizza a occhi chiusi ma ne consegue un qualche danno al paziente la responsabilità sarà del fisioterapista, non del fisiatra. Questo perché il fisioterapista svolge la sua professione in autonomia e titolarità, anche se non è medico; di conseguenza deve sottoporre al vaglio del suo ragionamento ciò che il medico ha prescritto e può anche rifiutarsi di applicare un determinato trattamento nell’interesse del paziente. Questo lo dice la legge, non lo dico io. Motivo per cui i fisioterapisti possono usare ora l’ecografia proprio per avere più chiara la situazione in certe circostanze. In sintesi: non solo i fisioterapisti devono rispettare i fisiatri, come dice l’articolo, ma anche i fisiatri devono rispettare i fisioterapisti e considerarli dei professionisti del loro settore.
Giusto un anno fa usciva su questa pagine un mio editoriale dal titolo “….e Buon Natale a tutti”. Le consiglierei di rileggerlo in quanto contiene diversi riferimenti giurisprudenziali in materia di competenze ed abilitazioni (https://www.fisiatriaitaliana.it/e-buon-natale-a-tutti/).
In aggiunta a quanto elencato nell’articolo su citato, la informo circa la definizione di attività medica d’equipe che “si fonda sulla cooperazione fra più sanitari che intervengono (…) all’interno di un unico percorso diagnostico o terapeutico, perseguendo l’obiettivo comune della salute e della salvaguardia del paziente che vi sia sottoposto: la condotta del singolo medico è, dunque, funzionalmente connessa a quella del resto dell’equipe, dal momento che, senza la necessaria interazione fra le competenze tecnico-scientifiche differenti proprie di ciascun componente, lo scopo unitario non potrebbe essere raggiunto”. Pertanto in un intervento di equipe, i singoli sanitari devono, infatti, rispettare le regole cautelari imposte dalle loro specifiche professioni, ma, rilevato il comune onere di tutela della salute del paziente, ciascun sanitario ha il compito di sorvegliare l’operato dei colleghi. Esiste il cosiddetto principio dell’affidamento in forza del quale si esclude la responsabilità di un membro dell’equipe per l’errore di un altro professionista, solamente qualora l’errore non fosse prevedibile secondo le comuni regole dell’attività medico chirurgica, o rilevabile secondo le comuni conoscenze scientifiche del professionista medio. Tuttavia esiste necessariamente il capo d’equipe, che diversamente dagli altri collaboratori, ha un dovere espresso di controllo e vigilanza che implica di conseguenza l’esclusione dell’applicabilità del principio di affidamento a questa figura. Nell’ambito riabilitativo, il capo d’equipe è (ma guarda un po’!) il Medico Fisiatra (P.S. il capo d’equipe è sempre un Medico). Pertanto, stia sereno, dal momento che qualora il Medico Fisiatra che ha affidato l’assistito alle sue mani di Fisioterapista avesse commesso un errore diagnostico o prescrittivo, ne risponderà in prima persona proprio in quanto Medico prescrittore. Le competenze sono proporzionate alle responsabilità, ed è per questo che il Fisioterapista non è di norma abilitato ad effettuare trattamenti a meno di una specifica prescrizione Medica. La diagnosi è atto medico. La prescrizione è atto medico. Che poi il Fisioterapista una volta preso in carico l’assistito possa agire “autonomamente” è sacrosanto, ma sempre secondo le indicazioni fornite attraverso la diagnosi e la prescrizione medica. Questo è il lavoro di equipe: ed è fondamentale il rispetto reciproco delle proprie competenze e ruoli affinchè funzioni.
Per quanto riguarda infine l’utilizzo dell’ecografia da parte del fisioterapista, di certo non può essere effettuato per compere una diagnosi, essendo questa come già detto, un atto medico. Personalmente reputo l’utilizzo dell’ecografo una fase diagnostica che ho sempre delegato al collega Medico specialista in Radiologia. Non escludo che prima o poi mi deciderò a seguire un corso per apprenderne l’utilizzo e magari impiegarla in corso di visita, ma non credo che mi arrogherò mai l’espressione di una Diagnosi in vece del Medico Radiologo: la reputo una sua esclusiva competenza specialistica; inoltre questo mi consente il diritto di obiettare qualora il Medico Radiologo si accingesse a prescrivere trattamenti riabilitativi, che viceversa, non gli competono. E’ tuttavia un fatto che, nel Decreto relativo i Nuovi LEA, l’Ecografia muscolo-tendinea ed articolare è contemplata nelle branche in primis di Diagnostica per immagini e di seguito Ortopedia e Medicina Fisica e Riabilitativa. Non compare invero il Fisioterapista, a costo di suscitare disappunto in qualche distratto e disinformato (diciamo così) Magistrato di cui ho già trattato in altre sedi.
Mi permetta un consiglio: perché un’equipe funzioni è necessario sì il rispetto reciproco, ma occorre sempre anche un briciolo di umiltà per mettersi in discussione e continuare a crescere professionalmente, ad esclusivo vantaggio degli assistiti. Chiunque svolga il proprio lavoro -qualunque esso sia – con competenza, serietà e passione merita tutto il mio più profondo rispetto. Ma nei confronti di chi arrogantemente cerca di prevaricare gli altri senza averne titolo, mi permetta di avere qualche riserva. Non mi sono mai permessa di illustrare l’esercizio riabilitativo al paziente, anche a fronte di richieste specifiche di chi non “aveva voglia” di eseguire le sedute prescritte, perché la reputo una competenza propria del Fisioterapista. Ciascuno faccia il suo, possibilmente con scrupolo e coscienza. E ce ne sarà d’avanzo per tutti, si fidi.