Sviluppo inclusivo di comunità…riabilitare per partecipare

Anno: 2024 - Vol 9 / Fascicolo: 17 / Periodo: ott-dic

Autori:

Germano Pestelli, Forlì

Francesco Zaro, Gallarate

 

Fisiatri per il Sociale


Per un futuro di inclusione e partecipazione nei territori  

In un mondo che invecchia e che diminuisce in servizi e risorse sanitarie e sociali occorre mettere in campo azioni che vadano a sopperire sia la diminuzione delle funzioni motorie ingravescenti in molte persone sia la diminuzione di offerta da parte del sistema. In pratica occorre pensare a nuovi modelli sociali che aiutino il sistema sanitario a mantenere attive le persone attraverso soluzioni percorribili .Recentemente sono sorti, prima all’estero e poi in Italia, attività di aiuto su base comunitaria che prevedono riattivazioni motorie e quindi facilitazioni a muoversi in persone anziane o con disabilità croniche o cronicizzanti che limitano la vita di qualità.

Ma riabilitare o riattivare funzioni spesso non è sufficiente ed occorre aumentare i luoghi di aggregazione sociale e nel contempo rallentare la progressione delle complicanze delle malattie croniche. Mantenersi attivi si certo…ma spesso non basta o non è facilmente attuabile.

La crisi economica ha tolto dalle tasche di molti italiani il denaro sufficiente per curarsi e, nel contempo, la stessa crisi ha ridotto le offerte di cura del SSN. La pandemia poi ha fatto il resto aumentando le disabilità ma spesso anche essendo scusa per rallentare attività positive che, con una migliore organizzazione generale, avrebbero potuto continuare ad essere fatte. Le idee nuove non mancano…una potrebbe essere la riabilitazione basata sulla comunità che ora ha preso il nome ufficiale dall’OMS di sviluppo inclusivo su base comunitaria, già attivo in molti Paesi. Il problema è avere modo di applicarlo.

Per agevolarlo occorrerebbe una collaborazione tra pubblico, privato sociale e volontariato che garantisca un po’ dovunque in luoghi o quartieri del disagio sociale una attività positiva. Malessere, solitudine e invecchiamento portano le persone ad isolarsi ed a deprimersi quindi a chiudersi in casa e peggiorare la propria salute.

La comunità, l’attività, il da farsi con l’obiettivo comune di migliorare situazioni sociali e personali può essere una risposta vincente per il miglioramento della qualità della vita di persone disabili ed anziane e per le loro famiglie.

Ci stiamo provando a Viterbo, Napoli, Roma, Forlì…con contatti di associazioni, singole persone, amministrazioni comunali ed ASL.

A Bagnoregio lo sviluppo inclusivo viene proposto all’interno della Casa della Salute a Napoli per strada, a Roma nei quartieri del disagio. Nel territorio forlivese sono attivi almeno 7 centri di operatività iniziati dal 2014 e poi man mano ampliatisi, sorti con l’impegno di medici fisiatri e fisioterapisti che hanno formato e coordinano volontari o professionisti del settore in pensione da servizi pubblici o privati, secondo le indicazioni dell’OMS e della Società Internazionale di Riabilitazione. Questa attività fu approvata e definita dallo Stato Italiano con un decreto del febbraio 2012 su programma dell’OMS.

Il concetto è quello di portare le attività di aiuto nell’ultimo miglio, il più possibile vicino agli ambienti di vita delle persone che ne dovrebbero usufruire. In pratica sono le tanto augurate attività di prossimità.

Non è rimescolando le carte tra le cose già esistenti che si può dare una risposta efficace, ma è introducendo idee nuove e percorribili in favore delle persone nei territori, aiutare il sistema ad essere più efficiente limitando richieste di prestazioni dettate più dalla frustrazione di non avere qualcosa di utile che non dai reali bisogni sanitari.

L’area grigia tra sanitario e sociale va adeguatamente riorganizzata in cordiale collaborazione tra gli attori dove ognuno fa la sua parte per competenze conoscenze e luoghi di presenza. Ad iniziare dalla gestione della cronicità nei territori già dalla dimissione dagli ospedali ed in aiuto fattivo a persone e famiglie.

Occorre solo avere il coraggio di guardare verso sistemi innovativi pratici e vicini alle persone…rimescolare il tourbillon di azioni passate e numeri valutati su prestazioni e non su idee non può migliorare la situazione di nessuno.

La Riabilitazione fatta nelle comunità vicino ai luoghi di vita può essere una risposta positiva per il miglioramento della qualità di vita di anziani disabili e loro famiglie.

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