Dopo 2 anni di pandemia e di emergenza sanitaria, una di quelle emergenze di cui non si ha memoria negli annali della Medicina moderna, tanti nodi sono venuti al pettine e sono stati scoperchiati tanti vasi di Pandora.
Uno degli argomenti più discussi riguarda il numero dei Medici (MMG e Specialisti della Sanità Pubblica), che sembra scarseggiare rispetto alle reali esigenze. Abbiamo sentito ampiamente parlare di “Medici a gettone” o di “ripescati” tra i pensionati: ammirazione e rispetto massimo per questi ultimi, ma chi di noi non è rabbrividito sentendo i compensi dei “gettonisti” e conoscendo invece lo stipendio medio degli strutturati? E tralasciamo poi di approfondire le reali competenze …….
Credo fermamente che questo ricambio generazionale di Medici stia risentendo di un numero chiuso della facoltà di Medicina e Chirurgia attualmente indifendibile oltre che, da sempre, anticostituzionale. Sarebbe stato sufficiente mantenere il rigore e la severità che tutti coloro che si sono laureati in epoca pre-test d’ingresso hanno ben conosciuto e che rappresentavano una dura selezione sul campo: solamente chi era consapevole di non poter fare altro che il Medico nella vita, si ostinava a proseguire gli studi, soprattutto nel periodo che allora veniva identificato come “primo triennio”. E’ stata invece percorsa la strada della pre-selezione, ma sappiamo benissimo che, in questo modo, molti potenziali ottimi Medici sono probabilmente rimasti esclusi mentre molti di coloro che hanno superato la selezione, sono poi tornati sui propri passi constatando che nella pratica, le proprie attitudini erano più orientate verso altri universi professionali.
Comunque allo stato attuale dei fatti, di certo esiste un “vuoto” generazionale nel mondo Medico, che non può e non deve essere colmato con surrogati. Sia chiaro che non mi scandalizza l’idea che uno Specializzando venga inserito come Strutturato in una Unità Ospedaliera (è una strada che ho percorso in prima persona, poco prima che venisse stabilita la norma in base alla quale ai concorsi potevano partecipare solo Medici Specialisti). Un brivido mi viene invece provocato dalle dichiarazioni della Presidente dell’Ordine dei Medici di Varese, la quale afferma che “… Chi oggi sta studiando ed entrerà nel sistema dovrà bruciare le tappe, apprendere velocemente per occupare tutte le posizioni”: cerchiamo di procedere con cautela, però, senza rischiare di veder dissolvere la Qualità di una Preparazione universitaria che da sempre hanno reso i Medici italiani tra i più rispettati e considerati a livello mondiale.
Certe tappe devono essere rispettate e certi tempi non possono essere annientati se non a rischio concreto di una superficialità che non ci possiamo permettere. I difensori del numero chiuso osservano che l’effetto di un aumento dei laureati si sentirà solamente fra sei anni, e cioè alla fine del percorso universitario. Infatti qualcuno ha già iniziato a suggerire una riduzione degli anni accademici passando da sei a cinque: il rischio di rendere la preparazione del Medico più approssimativa è concreto. Resto convinta che rimandare il problema solo perché ne verrebbero percepiti gli effetti positivi solo tra 6 anni non rappresenti una giustificazione a modificare le attuali regole ed a ridurre gli attuali percorsi.
Altri ribattono che sia inutile sfornare tanti Medici senza poi rendere possibili altrettanti accessi alle Scuole di Specializzazione. Prima dell’epoca delle Borde di Studio delle scuole di Specializzazione, gli specializzandi potevano essere strutturati nei reparti di riferimento oppure potevano continuare a frequentarli a titolo “volontario” guadagnandosi il “pane quotidiano” con le famigerate sostituzioni, con i servizi di Guardia Medica, tutte esperienze che aiutavano comunque nella formazione medica sul campo. Oltre a ciò, se è vero che adesso è nuovamente possibile strutturare un Medico in via di formazione, tante borse di studio verrebbero sospese in questi casi e, quindi, perché non destinarle ad altri? E non tralasciamo infine i numeri tutt’altro che ridicoli, di chi si Laurea in Italia per poi proseguire la carriera all’estero.
C’è infine un concreto rischio che, per risolvere la carenza dei numeri, mansioni di competenza medica vegano attribuite a chi Medico non è. Parlando di Professioni Sanitarie, sempre la Presidente dell’Ordine dei Medici di Varese afferma che è “arrivato il momento di distribuire equamente compiti e incarichi tra i diversi operatori” e ritiene che questa rappresenti “l’unica ricetta possibile oggi per affrontare i prossimi 4/5 anni che saranno molto difficili”. Premesso che una volta concessi certi privilegi, diventa arduo se non impossibile revocarli, ecco allora emergere l’Infermiere di quartiere, il Fisioterapista di zona e chi più ne ha più ne metta. Da una intervista rilasciata recentemente, la Presidente degliOrdini delle Professioni sanitarie PTSRM STRP di Varese afferma l’esigenza di armonizzare le diverse professioni sanitarie integrando ed esaltando le rispettive competenze; poi però, parlando del Tecnico Podologo, figura di cui personalmente riconosco peraltro l’importanza e ritengo auspicabile l’inserimento nelle equipe riabilitative in ambito SSN , lo definisce “… un professionista sanitario specializzato nei trattamenti medici della caviglia e delle estremità inferiori della gamba con compiti di prevenzione, diagnosi e terapia”. E qui casca l’asino! Cerchiamo infatti di ricordare che, pur riconoscendo l’indiscutibile nobile funzione di tutte le Professioni Sanitarie ciascuna nel proprio ruolo, il Medico resta comunque l’unico ad avere competenze di “diagnosi, prescrizione di cura e somministrazione dei rimedi” (Art. 348 Codice Penale). Attenzione quindi a delegare ciò che non può essere delegato giuridicamente e non dovrebbe esserlo comunque in base al buonsenso.
Auspichiamo che ci sia chi vigili su tutti questi “maneggi” e che si adoperi per pretendere il riconoscimento di un ruolo che, in quanto Medici, ci spetta di diritto e di Titolarità. E speriamo quindi che, alla fine di tutta questa bella fiera, il problema della carenza dei Medici non venga risolto nel modo più semplice e semplicistico: abolendo la figura professionale del Medico!